L’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio l’economia mondiale. Aziende in crisi e Covid: ecco i settori colpiti.
La pandemia da Covid19 che ha colpito il mondo durante questo 2020 ha causato, si sa, non solo problemi in termini sanitari, ma anche a livello economico.
Il lockdown e le numerose restrizioni imposte per arginare il diffondersi dell’epidemia hanno costretto molte attività a restare chiuse, causando così perdita di guadagni e il conseguente taglio del personale. Si stima, infatti, che tra marzo e aprile, nel periodo del lockdown generalizzato in Italia, il fatturato di 4 imprese su 10 sia stato oltre del 50% in meno.
Una crisi senza precedenti, almeno per quanto riguarda l’ultimo decennio e le cui conseguenze, con ogni probabilità, continueranno a farsi sentire anche per i prossimi mesi. Ma quali sono stati i settori più colpiti? Alcuni enti di ricerca, durante questi mesi di pandemia, hanno provato a fare il punto della situazione.
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Aziende in crisi e Covid: il report di Fondazione Studi Consulenti Lavoro
“Effetti della crisi sanitaria sull’occupazione“: così si chiama il report recentemente realizzato da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. I dati fanno riferimento al secondo trimestre del 2020. In questo frangente di tempo il mercato del lavoro italiano avrebbe registrato un crollo di 841 mila occupati (-3,6%) che risulta, almeno per il momento, quasi del tutto a carico dei servizi. Tra i settori più colpiti, al primo posto, ci sarebbe quello delle attività ricettive (-28,3%).
Per quanto, infatti, durante la stagione estiva il settore possa aver registrato un lieve recupero, l’elevata stagionalità dell’occupazione in questo ambito ha determinato la cessazione di molti contratti a termine e il sostanziale abbattimento delle assunzioni.
A seguire le attività di ricerca, selezione e fornitura di personale (-16,7%) e le attività domestiche.
Per quanto riguarda le attività amministrative si è registrato un -15,7 % di posti occupati. Il crollo dei servizi amministrativi e di supporto alle imprese ha visto, infatti, un calo di 103 mila occupati. Il ricorso allo smart working ha di fatto penalizzato tutta l’economia legata alla filiera del lavoro d’ufficio. Tra le attività più colpite anche quelle di noleggio e leasing (-15,2%).
A seguire la produzione cinematografica (-14,9%), la ristorazione (-13%) ed in generale il settore dell’industria culturale, musicale e di intrattenimento.
Infine le attività immobiliari, i servizi per edifici e paesaggio, pubblicità e ricerche di mercato, le telecomunicazioni, il commercio al dettaglio.
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Aziende in crisi: i dati Istat
Tra ottobre e novembre l’Istat ha condotto la seconda edizione dell’indagine “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza Sanitaria Covid-19”, finalizzata a raccogliere le valutazioni da parte delle imprese in merito agli effetti dell’emergenza sanitaria sulle loro attività.
Oggetto della indagine 189 mila piccole imprese (pari al 18,6%), 22 mila medie e 3 mila grandi che insieme rappresentano il 2,6% del totale. Più della metà delle imprese è attiva al Nord (il 29,3% nel Nord-Ovest e il 23,4% nel Nord-Est), il 21,5% al Centro e il 25,9% nel Mezzogiorno.
Tra i comparti in difficoltà spicca quello delle agenzie di viaggio e tour operator: l’88% ha, infatti, dichiarato un’assenza di fatturato o una perdita superiore al 50%. Diminuzioni superiori alla media si rilevano anche nel campo delle attività creative e artistiche, di produzione cinematografica e musicale, sportive e di intrattenimento, nell’assistenza sociale non residenziale, case da gioco, attività di noleggio e leasing, istruzione e nel settore della pubblicità e ricerche di mercato.
Tra le imprese attualmente non operative, quelle presenti nel Mezzogiorno sono a maggior rischio di chiusura definitiva: il 31,9% delle imprese chiuse (pari a 6 mila unità) prevede di non riaprire, rispetto al 27,6% del Centro, al 23% del Nord-Ovest e al 13,8% del Nord-Est (24% in Italia).
Anche il settore manifatturiero ha registrato pesanti ripercussioni, con una contrazione della produzione paragonabile a quella del 2008.
Aziende in crisi e Covid 19 : I settori più colpiti in Europa e nel mondo
Lo scorso agosto, l’Eurostat, l’agenzia di dati statistici europea, ha pubblicato un report relativo ai settori più colpiti in Europa dalla pandemia. Secondo i dati raccolti nel primo trimestre del 2020 le industrie più colpite dalle chiusure di governo per contenere la diffusione del Covid 19 sono state, anche in questo caso, le attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio, alloggi e servizi di ristorazione, attività artistiche di intrattenimento, ricreazione e altri servizi.
Molto colpita anche l’industria dei trasporti. In particolar modo i divieti di viaggio hanno colpito soprattutto le compagnie aeree, specialmente quelle low cost dove sono stati tagliati numerosi posti di lavoro.
Ripercussioni anche per l’industria automobilistica. La casa automobilistica francese, la Renault, ad esempio, in questi mesi sta portando a compimento il taglio di circa 2500 posti di lavoro nelle funzioni ingegneristiche e terziarie nel tentativo di recuperare i costi del calo vendite di auto legato al Coronavirus. Simile situazione anche per Mitsubishi Motors, l’azienda automobilistica giapponese, che ha stimato un rosso di 360 miliardi di yen per l’esercizio fiscale in corso, pari a 2,9 miliardi di euro, superiore a quello registrato nel 2004.
A livello globale, infine, anche i giganti del petrolio, dell’energia e della moda hanno pagato il conto più salato del bilancio della pandemia da Covid 19. Questo almeno è stato quanto attestato da una ricerca effettuata dall’Area Studi di Mediobanda: a scontare maggiormente la crisi, finora, sono state le multinazionali in Asia, in particolare quelle con sede in Cina dove però, da fine marzo, si intravedono alcuni segnali di ripresa.
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